Talvolta non c’è bisogno di fare grandi viaggi per vivere avventure emozionanti. Dietro casa, infatti, si nascondono luoghi tutti da esplorare, in cui ripercorrere le gesta dei grandi avventurieri della storia. È il caso di Bologna, dove, a poche fermate di autobus dal centro storico, ci si può calare all’interno di una delle grotte di gesso più grandi del mondo, la Grotta della Spipola. Essa si trova nelle prime colline di San Lazzaro di Savena, a poche centinaia di metri dal fiume Savena e dal confine con Bologna. Una zona molto bella dal punto di vista del paesaggio, dove alla sinuosa linea dei colli coltivati si oppone la brusca e frastagliata forma dei brulli calanchi gessosi.
Il contesto dei gessi bolognesi
Questo paesaggio si è formato nei secoli, grazie ad una continua opera di erosione. Da quando i colli si sono formati (circa sei milioni di anni fa), l’acqua scava senza sosta il gesso, creando così un perfetto ambiente carsico. Doline, inghiottitoi, grotte sono così parte del paesaggio bolognese, ben noti agli escursionisti della zona. Una situazione simile a quella dei gessi di Brisighella. Molti di questi, inoltre, sono note fin dalla preistoria, al punto che sono stati tantissimi i fossili ritrovati. Basta pensare al Museo Donini di San Lazzaro, meta di gite scolastiche per tutti i bambini bolognesi, che ospita al suo interno decine di scheletri interi di animali preistorici, molti dei quali rinvenuti nella vicina Grotta del Farneto. Ritrovamenti che fanno di San Lazzaro una delle capitali della preistoria in Italia.
La Grotta della Spipola, invece, non è mai stata abitata da nessuno, poiché era impossibile accedervi anche per gli animali. Essa fu scoperta nel 1932 da Luigi Fantini, famoso speleologo bolognese, calandosi all’interno di un inghiottitoio. Fu una scoperta che destò molto scalpore, al punto che nel 1936 fu inaugurata una nuova apertura, più grande, con lo scopo di renderla una grotta turistica. Scoppiò poi la guerra e la sistemazione non fu mai terminata, tutto questo per la gioia di noi avventurosi. Alla grotta si giunge percorrendo una ripida discesa lungo la Dolina della Spipola, la più grande dolina in gesso d’Europa. Il paesaggio fa impressione: una spianata improvvisa nel bosco, dalla pendenza tanto accentuata, quasi a formare un imbuto verso la grotta. L’accesso, protetto da una pesante porta in ferro, ispira rispetto, col suo aspetto severo scavato nella roccia.
La Grotta della Spipola
La visita alla Grotta della Spipola è un’avventura splendida. L’interno non è illuminato, e già al punto di ritrovo le guide distribuiscono gli elmetti da speleologo, quelle con le torce sulla fronte. Appena entrati, si scende veloci per una serie di fitti gradini scavati nella selenite, l’unica comodità presente nella grotta, che risalgono alla prima apertura del 1936. Camminare al suo interno è faticoso, perché il terreno è formato da argilla sempre umida, per cui si scivola che è un piacere. Finiti i gradini, inizia l’avventura vera e propria. Con la penombra, il terreno instabile e le rocce mutevoli a causa della flebile luce delle torce, sembriamo dei veri esploratori, ben condotti dalle esperte guide che accompagnano il gruppo.
La grotta è molto diversa da quelle, molto famose, che caratterizzano il Carso, la Toscana, la Puglia. Non ci sono stalattiti e stalagmiti di calcare, con i loro effetti spettacolari. Qui, invece, si trova solo roccia pura, coi suoi cristalli, i suoi strati, le sue profonde crepe che spariscono al soffitto. Una manna per gli amanti dei minerali e della geologia. Si possono così riconoscere i solchi lasciati dai fiumi sotterranei, le grande sale apertesi grazie a frane avvenute chissà quanti millenni fa, o i “mammelloni” sul soffitto, particolari rocce sferiche che danno una strano effetto ondulato sulla superficie. La Grotta della Spipola, tuttavia, ha qualche formazione calcarea all’interno. Una si incontra subito all’inizio della visita, una cascata calcarea purtroppo rovinata dall’azione dell’uomo. Un’altra sul finire della visita, attorno al greto del fiume sotterraneo, che termina in uno spettacolare inghiottitoio.
Come un vero speleologo
Tutto questo si scopre muovendosi come un vero speleologo. La visita è veramente ad alto tasso di avventura. Non essendo mai finito l’allestimento turistico, non esiste un percorso comodo al suo interno. Capita dunque di dover strisciare sotto speroni di roccia, di lasciarsi scivolare lungo scivoli di argilla, di dover camminare curvi a causa dei soffitti troppo bassi (l’elmetto, infatti, ci salva da infinite craniate), e infine risalire lungo stretti cunicoli con una particolare tecnica di scalata sul fianco. La parte più emozionante è quando si costeggia gattonando l’inquietante inghiottitoio di cui scrivevo prima, per raggiungere l’ultima sala della visita. Le grotta, tuttavia, è un labirinto di cunicoli, e sono le guide a scegliere il percorso da fare, in base alla composizione del gruppo. Se il gruppo è atletico, la visita è avventurosa, altrimenti loro scelgono percorsi più facili per venire incontro a tutti.
Uscito dalle viscere dei colli bolognesi, ero stanco, sporco d’argilla, ma felice e soddisfatto.
Le visite alla Grotta della Spipola sono possibili solo con le guide. Esse sono organizzate in alcune domeniche durante la bella stagione. Clicca sul link per maggiori informazioni e prenotazioni.
In questo articolo non sono presenti foto della grotta, per mia esclusiva scelta, poiché volevo concentrarmi soprattutto sul vivere questa particolare avventura.
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Sorprendente!