Visitare la Chiusa di San Ruffillo è comprendere lo stretto rapporto di Bologna con le acque. Insieme alla Chiusa di Casalecchio, infatti, permettono di convogliare i fiumi Savena e Reno in città, formando uno dei suoi aspetti più affascinanti e invisibili. Sotto i ciottoli di Bologna scorrono tanti invisibili canali, alimentati proprio dai due fiumi, e che si possono scorgere solo da alcune speciali finestre poste qua e là in centro. Una situazione molto simile a quella dei Navigli milanesi. Le origini di questa canalizzazione di Bologna si ritrovano nel basso Medioevo, quando la città era un libero comune. Per permettere il funzionamento dei numerosi mulini e manifatture cittadine, i bolognesi finanziarono questa grande impresa di canalizzazione delle acque, dando così il là a secoli di grande floridezza economica. Ancora oggi, nonostante non ci siano più mulini, i canali bolognesi rivestono un ruolo importante per la città.
La Chiusa di San Ruffillo
La Chiusa di San Ruffillo si trova ai limiti della città di Bologna, lungo il Savena, sulla strada che conduce verso Pianoro e l’Appennino. La sua forma è inconfondibile: appena giunti al ponte sul fiume, si riconosce subito lo sbarramento e le due casupole alte e strette, dagli intonaci ocra, sul greto del Savena. L’aspetto è quello di un’opera moderna (d’altronde fu distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), ma la sua costruzione risale alla fine del Duecento. Si può dire, quindi, che sono ormai nove secoli che la chiusa svolge il suo lavoro, alimentando così ben cinque canali bolognesi. Un ruolo importante in quanto i canali aiutano le fognature in caso di acquazzoni, oltre a fornire energia grazie ad alcune piccole centrali dislocate nel territorio.
La visita alla Chiusa di San Ruffillo, dunque, è un breve viaggio alla scoperta di questo mondo di acque. La chiusa è ancora oggi in funzione, un vero e proprio luogo di lavoro, quindi si può visitare solo con le guide del consorzio Canali di Bologna. Il contributo richiesto, inoltre, serve a finanziare i tanti progetti di valorizzazione delle due chiuse bolognesi. La visita è sicuramente orientata più verso la conoscenza di un complesso sistema fondamentale per la vita della città, anziché al semplice visitare qualcosa. Ci si muove, infatti, in uno spazio di poche decine di metri, e le attrazioni da vedere sono poche. Macchinari, strumentazioni, paratoie, ruscelli e canaletti, concentrati in pochissimo spazio. Una manna per chi ama la tecnica e la tecnologia, forse un po’ ostico per tutti gli altri.
Visitare la chiusa
Sulla conoscenza, invece, la visita è un’infinita scoperta. Come un thriller ben congegnato, l’importanza vitale delle chiuse bolognesi si svela pian piano dalle parole della guida. La storia medievale, quella moderna e contemporanea, hanno lasciato ben impresso il loro segno in quella più piccola della chiusa. Così battaglie, guerre, eventi, governi, si fondono col lento incedere dell’acqua del fiume. La visita, però, è anche altro: storia dell’industria, della tecnologia, dell’economia, dell’ingegneria idraulica… insomma, un continuo aprirsi di nuovi fronti di conoscenza, che più di tutti raccontano come si è formata la nostra realtà quotidiana, da punti di vista molto diversi da quelli classici dei banchi di scuola. Senza dimenticare, poi, tutto ciò che riguarda il funzionamento stesso della chiusa, la sua importanza per Bologna, il suo ruolo nell’evitare allagamenti in città.
Insomma, la visita alla Chiusa di San Ruffillo è un’occasione importante per conoscere più a fondo Bologna, da un punto di vista molto inusuale. In fondo la visita non è lunga (poco meno di un’ora), è accessibile a tutti, interessante oltre ad essere un’esperienza diversa. Un’esperienza da cogliere però quando possibile, essendo le visite organizzati in eventi speciali. Fortunatamente, il sito del consorzio Canali di Bologna è sempre molto preciso nel fornire tutte le informazioni del caso. La prossima volta che le visite sono disponibili, quindi, prenotate il vostro posto e scoprite questo mondo fatto di acque e canali.