L’arte italiana del Novecento può risultare ostica per una persona non appassionata. Tanti stili diversi, opere spesso astratte, simboliche, molto legate ai movimenti artistici del loro tempo, sono un ostacolo alla loro comprensione. Esiste un museo, tuttavia, che è un buon punto di partenza per chi voglia conoscere meglio questo periodo: Palazzo Romagnoli. Si trova a Forlì, città di tradizione artistica, e da qualche anno capace di proporre mostre di interesse nazionale. Palazzo Romagnoli è ad oggi un museo ancora poco conosciuto, ma il suo patrimonio è di grande valore, grazie soprattutto alla presenza della Collezione Verzocchi. Una collezione che è una vera e propria pietra miliare dell’Italia dell’immediato dopoguerra, quasi un simbolo della rinascita della Nazione. Un progetto visionario e grandioso dell’imprenditore Giuseppe Verzocchi, che riuscì a coinvolgere quasi tutti i maggiori pittori italiani dell’epoca. Forse l’ultimo vero esempio di mecenatismo in Italia.
Palazzo Romagnoli
Il museo è racchiuso all’interno di Palazzo Romagnoli, da cui prende il nome. Già solo questo edificio meriterebbe una visita. Si tratta infatti di un palazzo neoclassico, progettato da Felice Giani (lo stesso di Palazzo Milzetti a Faenza), con decorazioni ricche e scenografiche. All’interno del palazzo, infatti, è obbligo guardare i soffitti di tutte le stanze. Fughe prospettiche, finte transenne, figure mitologiche che si divertono tra soffici nuvole, in pratica è come tuffarsi nell’immaginario di tardo Settecento. Un insieme, però, che ben si calibra con le opere di arte del ‘900 presenti nel museo. Tornando alla collezione principale, essa si divide in quattro tematiche. Una è dedicata alla “Grande Romagna”, ovvero a quei pittori nati o vissuti in terra romagnola. Una seconda area, invece, è dedicata all’arte matura di Giorgio Morandi, con nove opere di piccolo formato donati al museo nel 1971.
La terza area tematica ad Adolfo Wildt, scultore da poco riscoperto dal pubblico da pochi anni. Un’artista che maturò all’interno della Secessione bavarese, a stretto contatto con l’espressionismo tedesco. Dopo la Grande Guerra divenne una delle personalità artistiche italiane più importanti, molto amato anche da D’Annunzio. Si compromise molto anche col regime, e forse questo fu uno dei motivi del suo successivo oblio. Morì nel 1931. Palazzo Romagnoli ospita ben sette suoi lavori, ottenuti tramite una donazione. La sua caratteristica principale era quella di riuscire a lavorare il marmo in maniera tale da sembrare modellato con le mani anziché scolpito con lo scalpello. I suoi famosi drammatici volti tormentati, dai connotati scavati, sono stracciati da un anima sconvolta e irrefrenabile che distrugge la figura e rende il marmo colante come cera calda.
La collezione Verzocchi
La quarta e ultima area tematica è, finalmente, quella dedicata alla Collezione Verzocchi. Come accennato, si tratta di una impresa di mecenatismo senza uguali nell’Italia moderna. Il merito si deve a Giuseppe Verzocchi, imprenditore nel campo della fabbricazione di mattoni refrattari, il quale commissionò svariati dipinti sul tema del lavoro. Nel 1949 il signor Verzocchi contattò tutti i principali artisti italiani, lasciando loro libertà di soggetto e formato, purché rispettassero il tema e le dimensioni (70×90 cm). Altra richiesta fu quella di inserire in ogni dipinto un mattoni con inciso V&D, “Verzocchi e De Romano”, il marchio della sua fabbrica. Il risposta fu eccezionale, gli artisti inviarono con entusiasmo le loro opere, e nel 1950 furono così esposte alla Biennale di Venezia, riscuotendo grande successo. Furono soltanto due gli artisti assenti: Lucio Fontana, che non riuscì a consegnare in tempo, e Giorgio Morandi, il quale declinò l’invito a male parole.
La Collezione Verzocchi, dunque, permette di introdursi in maniera semplice all’arte italiana del Novecento. Si possono osservare i diversi movimenti presenti in Italia nel 1949, ben sapendo però quali siano i soggetti trattati, dando così la possibilità di fare facili confronti. In più, ogni dipinto è accompagnato dalla sua descrizione scritta dallo stesso artista, quasi come fosse lui stesso a spiegarti il quadro. In uno stesso spazio si vede il tardo futurismo di Depero, o la ricerca astratta e neocubista del giovane Vedova; le figure colme di echi medievali di Carrà e Rosai, o quelle vivide e accese di Guttuso. Questi sono solo alcuni degli autori esposti, d’altronde le opere sono oltre settanta, e si può trovare quasi ogni esempio della cultura artistica del periodo.
Un museo unico
In conclusione, Palazzo Romagnoli è un museo unico tra quelli d’arte in Italia. Un museo in cui si può osservare, conoscere, esplorare un periodo artistico di forte passaggio e innovazione, come quello subito successivo alla guerra. Una possibilità da non perdere per introdursi a concetti e idee non facili come quelli del contemporaneo.
Museo di Palazzo Romagnoli
via Cesare Albicini 12, Forlì
dal martedì alla domenica 9,30-19,00
lunedì chiuso