Da circa un anno, ad Imola, arte e cabine elettriche sono un binomio inossidabile. Quegli edifici brutti e anonimi che pullulano nelle periferie coi loro innumerevoli cavi dell’alta tensione, sono qui diventate tele per la fantasia dei maggiori writer italiani. Un progetto di recupero attuato dall’associazione NoiGiovani col sostegno del gruppo HERA e di Con.Ami., che ha così ridisegnato (letteralmente!) il volto di alcuni parti della città. Agli artisti è stata data una sola regola: che le opere avessero un legame con la zona in cui le cabine elettriche sono presenti. Grazie ad un’accurata documentazione, ne è nato un percorso tutto da godersi in bici, fuori dai classici giri, e che permette di conoscere Imola più di qualsiasi giro turistico. E da rifare più e più volte poiché, alle otto cabine elettriche originarie, se ne stanno aggiungendo sempre di nuove e più belle.
Arte e cabine elettriche
Per poterle vedere tutte, però, è necessaria una bicicletta, poiché le distanze da coprire sono molto ampie. Come detto, le cabine elettriche non si trovano nel centro storico, e può capitare di inoltrarsi anche in zone industriali o residenziali. Non bisogna, tuttavia, avere paura della pedalata, poiché Imola, con le sue piste ciclabili e la sua “piattezza” padana, è città ideale per le bici! Il percorso migliore è quello che segue la loro disposizione geografica. Niente ordine cronologico, dunque, per evitare di tornare sempre negli stessi posti, in un elastico dispersivo e stancante. Il punto di partenza può essere ovunque, la Rocca Sforzesca, per esempio, oppure anche la stazione dei treni. Quello scelto da noi, invece, è nei pressi del famosissimo Autodromo di Imola.
Tra il Santerno e viale Graziadei si trovano molte torrette, la strada dove più in assoluto arte e cabine elettriche convivono. La prima (che casualmente è anche la prima realizzata) è situata nel parcheggio, isolata dagli altri edifici, con La natura del piemontese Fabio Petani, i cui volteggi floreali richiamano il vicino parco. Cento metri più avanti, ecco la mimesi della natura di Aris, dalle tenui cromie fuse tra loro in omaggio al Santerno. Ancora un centinaio di metri, proprio davanti al ponte che conduce all’autodromo, Macs ci delizia col suo furbo pilota, che, incastrato nella sua macchinetta, ci ricorda l’amore per le corse e la velocità. Guardando verso gli spalti dell’autodromo, sede del Restart Festival dedicato proprio alla street art, si scorge il grande murales del brasiliano Kobra, dedicato ad Ayrton Senna, realizzato lo scorso settembre.
Seguendo via Pirandello
Attraversando la strada, nei pressi della piscina comunale, ecco Maya di Busca Workshop. Nascosta tra la vegetazione, sembra una rovina precolombiana coi suoi complessi disegni e il muschio alle pareti. La tappa successiva di questo percorso tra arte e cabine elettriche, è in via Pirandello, dove spicca il coloratissimo Escaping circus di Luogo Comune. Nello spiazzo in cui sostano i circhi, l’opera ne racconta la storia e denuncia l’uso degli animali negli spettacoli. La giraffa che si vede è un riferimento a quella che scappò tra le vie di Imola nel 2012. Circa 300 metri più avanti, invece, vi è un’opera sul tema dell’ambiente. La sostenibilità e l’ecosistema di Alleg denuncia, infatti, il forte impatto che ha la meccanica sulla natura, traendo spunto dalla storia industriale di Imola. Con grafici, esempi, paragoni, aiuta a riflettere sul tema, dando risalto anche all’energia spesa per produrre qualcosa.
Da qui, avanzando di altri 300 metri, nei pressi della rotonda, ecco Tre ingranaggi di Giorgio Bertocci, omaggio all’artista imolese Germano Sartelli. Il titolo non è casuale, perché Sartelli fu tra i primi ad utilizzare ingranaggi d’orologio nelle sue opere. La rotonda di fronte alla torretta, inoltre, ospita una sua scultura. Tappa successiva è Il senso di comunità di Claudio Sale, in via Sante Solieri. L’opera racconta, coi suoi personaggi cartoon, il calore del quartiere residenziale, dove anziani e giovani vivono insieme, in un’atmosfera giocosa e comunitaria . Dopo altri 800 metri, in via Villa Clelia, Dado racconta i vicini scavi archeologici della paleocristiana villa Clelia. La torretta è trasformata in un’architettura, simile ad una chiesa antica, in cui si fondono simboli per una pace universale tra uomini di ogni religione.
Attorno la rocca
Il nostro viaggio tra arte e cabine elettriche termina tra il centro Ca’ Vaina e la Rocca Sforzesca. Si inizia in via Garbesi, con una tumultuosa opera di Argonaut. Vi è infatti rappresentata l’Energia della musica, del suo valore universale, e l’impatto che ha nella società contemporanea. Costeggiando il Ca’ Vaina fino al parcheggio della bocciofila, si arriva a La tradizione del sardo Andrea Casciu. Qui le persone svolgono lavori tradizionali, attorno ad un monocolo divino. Il luogo dove la torretta è iconico, perché qui si trovano gli antichi lavatoi, e vi scorre uno dei molti canali che un tempo azionavano le industrie imolesi. Su via Saffi, all’altezza dell’incrocio, eccoDare e Avere di Alessandro Suzzi, in arte GodsinLove. Coi suoi tipici personaggi fantasiosi, una fusione tra insetti, uomini e tecnologia, ci ricorda l’importanza del dono gratuito, a pochi metri dalla sede dell’Avis.
Allontanandosi dal centro
All’ombra della rinascimentale Rocca Sforzesca si conclude, quindi, il nostro viaggio. Volendo, però, pedalare ancora un po’, può vedere le ultime due torrette dipinte a seguito del progetto TAG. Per la prima si torna all’opera La sostenibilità e l’ecosistema, e da qui si percorre via Santa Lucia e la sua bella pista ciclabile per circa un chilometro. All’incrocio con via degli orti, ecco La fuga di Ale Senso, opera dal forte simbolismo, d’ispirazione medievale, in cui si respira la volontà di fuggire verso una libertà offerta dalla natura e dalla fantasia. Dall’altra parte della città, in via 1° Maggio, a quasi 3 chilometri dalla Rocca Sforzesca, si trova l’ultima delle opere oggi presenti in città. Qui Mr. Thoms denuncia l’accumulo di spazzatura nel nostro mondo, grazie a montagne colorate da miriadi di rifiuti, un vero e proprio mosaico di sporcizia.
Eccoci dunque in fondo. Se risultasse difficile capire le indicazioni, niente paura! Scaricate la nostra guida per iOS o per Android, e troverete il percorso spiegato per filo e per segno.