All’insaputa di molti, Faenza è in realtà una piccola città d’arte. Oltre ai molti palazzi neoclassici, tra cui il bellissimo Palazzo Milzetti, il centro ospita deliziose opere rinascimentali, molti delle quali provenienti da Firenze. Faenza e il Rinascimento fiorentino, infatti, si incontrarono spesso, con molti artisti che andarono a lavorare nella città romagnola. Merito soprattutto dei rapporti tra i Manfredi, Signori di Faenza, e Lorenzo de’ Medici. Il Magnifico, infatti, soleva permettere agli artisti fiorentini di lavorare per il prestigio dei principi italiani, per una precisa politica diplomatica volta a mantenere l’equilibrio in Italia. Così a Faenza giunsero pittori minori come Biagio D’Antonio, ma anche grandi nomi quali Giuliano da Maiano e soprattutto Donatello. La loro presenza influenzò tantissimo gli artisti locali, i quali continueranno così a guardare a Firenze nei decenni successivi. Ecco quindi un percorso per scoprire i rapporti tra Faenza e il Rinascimento fiorentino.
Faenza e il Rinascimento fiorentino
La prima tappa è sicuramente la Cattedrale. Il suo aspetto richiama l’antica facciata del Duomo di Firenze, quella di Arnolfo di Cambio, e la chiesa di San Lorenzo. La facciata a salienti, la scura e fitta pietra a vista, gli occhi laterali, sono molte le suggestioni emanate. La chiesa, d’altronde, fu progettato da Giuliano da Maiano, architetto imbevuto della lezione di Brunelleschi. La sua costruzione iniziò nel 1474, sotto la Signoria di Carlo II Manfredi, e si conclusero dopo appena quattro decenni. Entrando si è subito accolti da un ambiente armonioso fatto di linee pure, dove le forme geometriche si integrano tra loro. Avvicinandosi a sinistra dell’abside, ecco che si scorge l’altare di San Savino, altra opera di Rinascimento fiorentino a Faenza. Il suo autore è Benedetto da Maiano, fratello minore di Giuliano, a cui forse collaborò persino Antonio Rossellino.
Nella Cappella del Sacro Cuore, lungo la navata sinistra, si trova un’altra opera fiorentina. Si tratta del Cristo in colonna di Biagio D’Antonio, pittore fiorentino con uno stile tra il Verrocchio e il Ghirlandaio, e che lavorò anche agli affreschi della Cappella Sistina. L’importanza a Faenza di questo pittore è tanta, poiché egli visse qui e fu l’artista preferito dai Manfredi. Uscendo dalla cattedrale si va al Museo Diocesano, dove si conservano gli affreschi staccati col Beato Enea e il Beato Bertoni, sempre di Biagio D’Antonio. Le tracce più consistenti a Faenza del Rinascimento fiorentino, però, si trovano alla Pinacoteca civica. Il museo più antico della Romagna ospita, infatti, i capolavori più importanti lasciati dai fiorentini in città. Sono molti gli artisti presenti in pinacoteca, oltre a Biagio D’Antonio si trovano Benedetto da Maiano, un camino dell’ambito di Desiderio da Settignano e, soprattutto, il San Girolamo di Donatello.
Donatello a Faenza
La scultura lignea del San Girolamo è il grande capolavoro della città faentina. Voluto da Astorgio II, e fu forse eseguita tra il 1444 e il 1445, dopo quindi gli anni padovani di Donatello. Si tratta di una scultura del periodo maturo, quando il suo stile rifletteva una profonda crisi interiore dell’artista ormai anziano. Tutto è dramma nel San Girolamo. La posa cadente, lo sguardo vitreo, l’ossuta magrezza del corpo, mentre i capelli e la barba sono incolti e aggrovigliati tra loro. Una visione straziante della vecchiaia, resa tramite un accentuato realismo dei dettagli come le vene affioranti sulla mano. Un’opera, insomma, dalla qualità elevatissima, la testimonianza più importante del Rinascimento fiorentino a Faenza. Nella stessa sala del Donatello, si trovano le opere di un pittore faentino, Giovanni Battista Bertucci il Vecchio, molto vicino allo stile in voga a Firenze sul finire del Quattrocento.
Gli artisti faentini
Si apre un argomento interessante. In una Romagna dove si guardava più verso le novità veneziane, a Faenza, invece, si tendeva verso Firenze. Sono molto quindi gli artisti molto vicini allo stile sviluppato in riva all’Arno. Nella vicina chiesa di Santa Maria dell’Angelo si trova la Madonna dell’Angelo, di Sigismondo Foschi, pittore dai modi molto vicini a quelli di Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto. Si passa poi alla Chiesa di Sant’Antonio, dove possiamo trovare La Decollazione di Santa Caterina d’Alessandria di Marco Marchetti, pittore che lavorò alle decorazioni grottesche di Palazzo Vecchio. Per concludere questa scoperta del Rinascimento fiorentino a Faenza, si torna dunque n Cattedrale, per vedere l’operato dello scultore Pietro Barilotto. Molto vicino ad Andrea Sansovino (il più grande dopo Michelangelo), ottenne tutte le più prestigiosi commissioni faentine nel primo Cinquecento. Molti dei monumenti nella chiesa, infatti, furono scolpiti di suo pugno.
Si conclude così questo percorso alla scoperta dei rapporti tra Faenza e il Rinascimento fiorentino. Un tema poco noto, ma di sicuro grande fascino e interesse.