A metà Cinquecento Piacenza pareva avviata a divenire una delle più dorate e ricche città italiane; la storia, però, volle altro. Siamo in un periodo convulso della storia italiana. Le varie signorie italiche si stavano scoprendo deboli, sottomesse alle bizze […]
A metà Cinquecento Piacenza pareva avviata a divenire una delle più dorate e ricche città italiane; la storia, però, volle altro. Siamo in un periodo convulso della storia italiana. Le varie signorie italiche si stavano scoprendo deboli, sottomesse alle bizze dei mercenari di cui facevano eccessivo utilizzo. La Spagna, ormai potenza egemone in Europa, aumentava ogni giorno la propria influenza sulla Penisola, e la Francia, la grande sconfitte dalle guerre di inizio secolo, covava riscossa. I vari papi, infine, parevano importarsi più di consolidare le ricchezze familiari o di sistemare i propri figli illegittimi, anziché ricomporre la frattura con la sempre più incendiaria rivoluzione luterana. In questo contesto esplosivo, Piacenza parve baciata dalla fortuna. Nel 1545, infatti, papa Paolo III Farnese la unì a Parma, creando il Ducato da regalare a suo figlio Pier Luigi Farnese. Piacenza ne fu la capitale, e subito i Farnese la rinnovarono.
C’è un però. Le mire espansionistiche dei vicini Gonzaga, unita al malcontento dei nobili e con la complicità dell’imperatore Carlo V, provocarono una fatale congiura. Il 10 settembre 1547 Pier Luigi Farnese fu assassinato a Piacenza, dentro la cittadella militare, per mano dei conti Anguissola e Landi. Seguì un decennio convulso con l’occupazione spagnola, e solo nel 1556 Ottavio Farnese ne riottenne il possesso. Ma a quel punto scelse di spostare la capitale nella più tranquilla e sicura Parma, cambiando per sempre il destino delle due città. Piacenza rimase solo la città di confine, importante dal punto di vista militare, ruolo che ricopre ancora oggi. Per capire cosa sarebbe potuta essere, basta osservare il grandioso Palazzo Farnese. Bellissima opera rinascimentale, fu iniziato da Pier Luigi per ospitare la corte, ma non fu mai finito. Oggi è sede dei Musei civici, con la splendida Madonna col bambino del Botticelli.
Comunque, anche prima di diventare capitale del Ducato, Piacenza era una città in fermento edilizio. Dall’inizio del Cinquecento, da quando quindi la città divenne feudo papale, si costruirono alcune delle più belle chiese rinascimentali del nord. Santa Maria di Campagna ne è una di queste, situata appena fuori il centro storico cittadino. Al suo interno, è uno sfoggio d’affreschi del Pordenone, pittore veneto tra i migliori della sua epoca. La bellezza della cupola è tale da rivaleggiare con quella, famosissima, del Correggio nel duomo parmense. L’altra grande chiesa rinascimentale è quella di San Sisto. Nascosta da una facciata settecentesca, vi è uno degli esempi più alti di architettura e pittura del primo Cinquecento in Emilia. Qui, inoltre, vi era conservata la celeberrima Madonna Sistina di Raffaello, prima della sua vendita nel 1754. Entrambe le chiese si devono all’estro di Alessio Tramello, formatosi in Lombardia nell’ambiente del Bramante.
Dello stesso periodo vi sono anche le mura di Piacenza. La vicinanza coi domini spagnoli di Milano non faceva dormire sogni tranquilli ai Farnese, nonostante l’alleanza. Piacenza, quindi, fu dotata di uno dei migliori assetti difensivi della sua epoca, grazie soprattutto al grande condottiero Alessandro Farnese. Si conserva anche la cittadella militare, sebbene sia ancora oggi utilizzata dall’esercito. Tuttavia, grazie ad una finestrella sulle mura della caserma messa a disposizione dall’esercito, si può osservare. Tornando verso il centro, come non citare le statue equestri di Alessandro e Ranuccio Farnese. Realizzate dal toscano Francesco Mochi nella prima metà del Seicento, sono tra i simboli di Piacenza, e danno il nome alla stessa piazza dove si trovano: piazza Cavalli. Questa è da sempre il politico e amministrativo della città. Qui vi risiedeva il governatore ducale, vi aveva luogo il mercato cittadino, mentre oggi ospita l’amministrazione della città.
Ed è qui che si trova il monumento più famoso di Piacenza, ovvero il Palazzo Gotico. Simbolo del potere civico medievale, è il migliore esempio in Italia di Broletto, sempre presente nei libri di scuola. Perché nel Medioevo Piacenza ebbe rovinose distruzione seguite da grandiose ricostruzioni. Le prime già nel X secolo, quando la città era sottoposta a costanti saccheggi da parte degli ungari. Poi si ebbe nel 1117, data comune a molte città emiliane, venete e lombarde, per colpa del tremendo terremoto di Verona. Senza contare le numerose e devastanti piene del Po. Quindi è facile trovare chiese stratificate, a cominciare da San Francesco, che fa da sfondo a Piazza Cavalli. Sant’Antonino, col suo immenso portico e il portale istoriato, oppure San Giovanni in Canale, del XII secolo. Su tutte, però, vi è Santa Maria in Cortina, con una botola che consente di scendere in una grotta sotterranea.
Su tutte, però, vi è la Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina. Tra le grandi chiese romaniche di Emilia, come per le altri cattedrali emiliane, mantovane e veronesi, fu ricostruita dopo il grande terremoto del 1117. Per questo alle sue decorazioni lavorarono due dei più grandi artisti romanici italiani. Il primo fu Magister Nicholaus, sculture della sorprendente san Zeno veronese. L’altro fu il grande Wiligelmo, il maestro del duomo di Modena, con molti suoi allievi. Per conoscere meglio la storia del Duomo, tuttavia, vi è il bel museo Kronos, dove sono esposte molti reperti romanici. Per concludere il giro del romanico, non rimane che visitare la basilica di San Savino. Non fatevi ingannare dall’aspetto barocco della facciata. Al suo interno, infatti, vi si conservano mosaici del XI secolo, oltre ad un bellissimo crocifisso ligneo dello stesso periodo.
Infine, vi sono i numerosi musei, molti dei quali di gran valore. Oltre al già citato Palazzo Farnese, come non parlare della Galleria Ricci-Oddi, con la sua splendida collezione d’arte contemporanea, tra cui una delle porche opere di Klimt conservata in Italia. Fuori dalle mura, invece, vi è il Collegio Alberoni, con le sue importanti collezioni scientifiche. Il museo, tuttavia, è più famoso per la sua galleria d’arte che ospita il celebre Ecce Homo di Antonello da Messina. Se invece la vostra passione è la natura, il Museo di Storia Naturale è il luogo ideale, oltre ad una tappa fondamentale per chi vuole esplorare le belle aree naturali del piacentino.
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